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Non serve spiegare le cose ai bambini piccoli, i lunghi discorsi li confondono. Come possiamo parlare ai bambini per farci ascoltare? Come insegnare le regole ai bambini? Il segreto è capire come avviene lo sviluppo del bambino: un bambino non è un piccolo adulto, ma un essere in via di sviluppo, con capacità e necessità diverse dalle nostre.
Da queste considerazioni possiamo capire quanto sia fondamentale l’educazione (esempio, cure, amore) e quanto sia lento e progressivo lo sviluppo di un bambino per arrivare ad essere un adulto capace e autonomo, completo.
Come educare il bambino
Cos’è un bambino? Ne parlo anche nell’articolo COS’È UN BAMBINO? DI COSA HA BISOGNO?
Un bambino è un essere fatto di corpo, di anima e di spirito. Ma un bambino quando nasce non è completamente formato, non è un individuo capace di agire nel mondo come ne siamo capaci noi adulti.
Un cavallo appena nato si alza subito in piedi e comincia a camminare. Un bambino rimane incapace di qualsiasi iniziativa autonoma per diverso tempo. E imparerà a camminare, a parlare e a pensare soltanto se altri essere umani si prenderanno cura di lui e lo ameranno.
Per questo motivo i bambini devono ricevere un’educazione. Cosa vuol dire educare? Si può educare un bambino solo partendo dalla conoscenza dell’essere umano e di come si sviluppa. Il nostro agire intorno al bambino, i nostri pensieri sul bambino, i nostri sentimenti: tutto concorre all’educazione. Per questo motivo, l’altro fatto fondamentale per educare è l’autoeducazione.
Come si sviluppa un bambino
La cosa più importante è capire che un neonato non è un essere completamente sviluppato: ha necessità particolari, ha capacità limitate, che si sviluppano gradualmente nel tempo, a patto che possa vivere nel contesto a lui adatto.
La coscienza di un bambino non è la stessa di un adulto. La coscienza si sveglia gradualmente negli anni ed è sano che possa svegliarsi ad un ritmo giusto, non troppo presto, non troppo tardi.
Possiamo anche capirlo dallo sviluppo del cervello, lo strumento fisico su cui poggia la nostra parte animico-spirituale. Il cervello si può dividere in tre parti: il cervello Rettiliano (tronco dell’encefalo), il cervello Mammifero (sistema limbico) e la Logica (neocorteccia). La neocorteccia è la parte del cervello che si sviluppa completamente tra i 20 e i 25 anni. Sulla neocorteccia poggia il pensiero logico, la capacità di controllare gli impulsi, di pianificare, di prendere decisioni ponderate.
Un bambino piccolo vive nella percezione dei sensi e nell’azione. Un adulto quando percepisce un oggetto si crea un’immagine su quell’oggetto, sente un piacere o dispiacere di conseguenza, arriva ad un concetto, che lo porterà a compiere un’azione. Invece il bambino piccolo arriva direttamente a compiere un’azione in seguito ad una percezione! Ovviamente anche il bambino prova sentimenti e ha dei pensieri, ma non ha ancora la capacità di elaborarli, non può ancora portare coscienza su ciò che sente e sui pensieri. Sviluppa queste capacità nel tempo: la testa si sveglia grazie alle esperienze, al movimento, all’attività.
L’impulso ad agire che l’ambiente risveglia nel bambino segue un procedimento opposto a quanto avviene nell’adulto. La successione è la seguente:
1 Coinvolgimento in un’attività che chiama in causa direttamente la volontà
2 Riproduzione dell’attività nel gioco e conseguente legame emotivo con l’attività stessa
Risveglio dell’interesse, emergere di domande, presa di coscienza di quanto è stato osservato; tutto questo, alla fine, porta alla rappresentazione e al concetto.
Spingere un bambino a formarsi dei concetti troppo presto e non al suo ritmo, è deleterio, lo indebolisce: tutte le forze vitali del bambino, durante i suoi primi anni di vita, sono concentrate sullo sviluppo dell’ organismo e non devono essere portate nella testa.
Come insegnare le regole ai bambini
- Il bambino vive nell’azione: invece di dire sempre “no”, proponiamo noi ciò che può fare, togliamo dal suo ambiente ciò che può essere pericoloso o dannoso, organizziamo le cose in modo che possa muoversi liberamente, prendiamolo per mano e mostriamogli cosa invece può fare.
- Evitare di spiegare i concetti, di dare nozioni complesse, di chiedere: perché hai fatto così?
- I bambini piccoli ci imitano: diamogli l’esempio del comportamento che vogliamo che acquisisca, lui ci osserva e così impara. Non si può pretendere un risultato immediato, ma bisogna dare il tempo di assimilare le cose.
- Le regole si insegnano creando una sana e corretta routine quotidiana. Ad esempio: se ogni giorno, appena rientrati in casa la mamma lava le mani e accompagna il suo bambino a lavare le mani, se dopo aver giocato, la mamma rimette in ordine i giochi davanti al bambino chiedendogli di partecipare, queste azioni, nel tempo e con la ripetizione quotidiana, diventano abitudini.
Leggi anche l’articolo MIO FIGLIO NON MI ASCOLTA! 7 DOMANDE DA PORSI: quando un bambino non ascolta bisogna interrogarsi, porsi delle domande per capire cosa possiamo migliorare nel rapporto oppure nell’ambiente, nelle abitudini.
Milioni di bambini crescono assillati da precetti e divieti, ricompense e castighi. Ma la considerazione che il bambino piccolo non agisce in base a dei concetti viene del tutto trascurata.
Dal libro EDUCAZIONE NELLA PRIMA INFANZIA IN CASA E ALL’ASILO
di Elisabeth M. Grunelius