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13 Maggio 2021

Il gioco, l’autonomia, la socialità nello sviluppo del bambino

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In questo modo, potrò continuare a scrivere e lavorare a questo progetto. Grazie! 

Nella vita quotidiana di un genitore con figli piccoli, sorgono tanti dubbi e tante domande: come intrattenere i bambini piccoli? Quali sono i giochi adatti ai bambini in età da nido? Come educare i bambini all’autonomia?
Ho rivolto queste domande a Barbara Aster Ortolan: insegnante e formatore, artista e arte-terapeuta, che lavora da 22 anni con i bambini e segue individualmente adulti attraverso un lavoro artistico e biografico. Si occupa di percorsi di accompagnamento alla genitorialità per la cura e il rispetto del bambino da 0 a 7 anni. Collabora con varie associazioni come Formatore e Tagesmutter – operatore familiare di crescita educativa.

Quali giochi sono adatti ai bambini di età 0-36 mesi?

Quando il bambino inizia a rotolare e poi a stare seduto ha bisogno di esplorare il mondo. Le cose che può portare alla bocca diventano occasione di gioco: è la prima relazione con gli oggetti, una prima forma di attività. Si può organizzare un cestino con vari oggetti: oggetti naturali, di legno, sonagli, ovetti che suonano, cucchiai di legno…Devono ovviamente essere oggetti che abbiano una grandezza adeguata, cioè che non si possano inghiottire.

Appena il bambino inizia a stare in piedi e a camminare, possiamo agevolare il gioco simbolico preparando un angolo con i pentolini per fare la pappa ad esempio, dei teli, delle bambole. Questo può essere fatto già a partire da 1 anno, 18 mesi di età: il bambino riesce già a creare il suo contesto se ha il materiale adatto a disposizione.

Per il bambino molto piccolo ogni oggetto è interessante e diventa spunto per la sua esplorazione del mondo e per creare imitando l’adulto che è vicino a lui. Per questo motivo è molto importante che l’adulto compia vicino al bambino delle azioni sensate, collegate alla vita, che siano “degne” di essere imitate. Abbiamo una grande responsabilità come adulti in questo senso, e le mamme svolgono un’importante “attività pedagogica” quando sono immerse con amore nei mestieri della vita quotidiana davanti ai loro bambini. Solo in questo modo il bambino ci potrà imitare, ripetendo quello che vede fare, arricchendo ogni giorno la sua attività creativa.

Non è necessario intrattenere il bambino e attendere che si addormenti per fare tutti i mestieri di casa che si sono accumulati: provate a fare questi gesti così importanti davanti a lui, ad essere immerse nelle vostre attività della casa e lo vedrete crescere nella sua autonomia e capacità creativa, giorno dopo giorno.

Leggi anche l’articolo Cosa fare con i bambini dai 3 anni

Come insegnare ai bambini a mettere i giochi in ordine?

C’è un unico modo fondamentale: farlo insieme al bambino. Soprattutto quando sono piccoli, i bambini non hanno il concetto di cosa significhi riordinare, dobbiamo farglielo vedere. Tramite l’imitazione e la ripetizione di questa attività, il bambino impara facilmente e con gioia e un giorno lo farà da solo, senza resistenze. Facciamo questa attività insieme, così come laviamo i denti insieme ogni giorno. Facciamolo con cura, con amore, cercando anche di divertirci: il riordino è una fase del gioco importante, non è un’attività separata.

Se cantiamo una filastrocca o una canzone, sempre la stessa, il bambino riconoscerà il momento del riordino. Se lo accompagniamo in questa attività, diventerà sempre più autonomo nel farlo. Ma sarà in grado di farlo da solo verso la fine del primo settennio, non prima. Da zero a sette anni il bambino ha bisogno di averci vicino e di fare le cose con noi o comunque in gruppo con gli altri bambini.

Come interrompere il gioco del bambino? Come gestire il passaggio da un’attività all’altra?

E’ fondamentale dare un tempo al momento del gioco, perché se il bambino ha troppo poco tempo per dedicarsi alla sua attività, sarà difficile per lui staccarsene. Il bambino riesce a passare da un’attività all’altra quando ha avuto modo di entrare profondamente nell’attività.

Nel gioco c’è una curva ascendente e poi una discendente: quando la curva è discendente, quindi il bambino ha avuto la possibilità di arrivare ad un picco dell’attività, è più disponibile a lasciare andare il gioco, perché ha potuto esprimersi; se invece il bambino ha appena iniziato a giocare e subito gli chiediamo di fare un’altra cosa, sicuramente si opporrà, perché non ha avuto il tempo di entrare in questo respiro.

Se capita che per un impegno imprevisto o un’emergenza dobbiamo per forza interrompere il gioco del bambino, senza che abbia avuto il tempo sufficiente per entrare nella sua attività, ovviamente questo fa parte della vita e chiederemo al bambino di seguirci, aiutandolo a riordinare. Non sempre è possibile avere ritmi perfetti nella giornata. Ma se si tratta di un’eccezione alla regola, il bambino sarà più disponibile.

I giochi e le attività verso sera dovrebbero essere più rilassanti. La sera bisognerebbe dedicarsi al momento delle coccole, dei massaggi, della storia. Tutto ciò accompagna verso l’addormentamento. Quindi è importante anche scegliere bene cosa fare in base al momento della giornata, oltre alla durata delle attività.

Con i bambini di 5/6 anni può aiutare il fatto di lasciare, durante il riordino, una parte del gioco a cui tengono, a cui si stavano dedicando, dicendo: “possiamo continuare domani”.  Ai bambini piace poter tornare l’indomani su un progetto che stavano realizzando.

Non mi piace giocare con mio figlio. Dovrei farlo?
A che età i bambini imparano a giocare da soli?

Uno degli obiettivi più importanti del primo settennio è accompagnare il bambino verso l’autonomia, in vari ambiti, ma l’ambito del gioco è il più importante. Se il bambino, intorno all’anno e mezzo, arriva ad essere abbastanza autonomo nel gioco, questo gli permette di sviluppare le sue capacità creative in modo esponenziale.

Per noi adulti è difficile giocare con i bambini perché il nostro modo di giocare è diverso: nell’adulto il gioco parte dalla testa, dal pensare, mentre nel bambino parte dalla volontà. Quindi sono due modi di entrare nel fare molto diversi. Per l’adulto giocare col bambino significa che si deve impegnare, non è spontaneo. Soprattutto, noi adulti esprimiamo la nostra creatività in modo diverso.

Quindi, genitori non sentitevi in colpa se per voi giocare con i bambini è pesante! Anche perché i genitori hanno altre cose da fare. Non è necessario giocare con i bambini, se non in quei momenti in cui ce la sentiamo veramente.

Quello che dobbiamo fare per aiutare l’autonomia del bambino è creare un ambiente adatto in modo che lui abbia i suoi strumenti, spazi, oggetti, l’angolo per fare la pappa e per mettere a nanna la bambola, le ciotole, i cucchiai, dei teli, una carrozzina per la bambola, un lettino.

Il bambino vede l’adulto che cucina e anche lui andrà a preparare la sua pappa. Ma non dobbiamo essere noi a chiedergli di andare a giocare, è qualcosa che lui fa spontaneamente solo per il fatto che ci vede fare. Se invece noi stiamo sempre a giocare col bambino e poi quando dobbiamo cucinare lo mettiamo seduto fermo a guardarci, sarà difficile che diventi autonomo: lui deve essere libero nel movimento e deve poterci vedere in attività.
Il bambino, dopo l’anno, può giocare intorno a noi mentre noi lavoriamo in casa.

Mio figlio proprio non gioca da solo. Cosa fare?

Non c’è una regola, ma dipende dalla situazione. Si può iniziare ad accompagnarlo nel gioco, standogli accanto mentre gioca e lentamente allontanarci.
Bisogna vedere perché non gioca: se è stato abituato a stare molto in braccio per tutto il primo anno di vita, sarà difficile che riesca a stare da solo improvvisamente. Il bambino può essere autonomo, ma deve sempre averci vicino: ha bisogno del contatto visivo, ha bisogno di vederci. Ogni situazione va accompagnata in base al bambino e alla sua storia personale.

Come si può insegnare ai bambini a condividere i giochi? E’ giusto farlo? Da quale età?

Il bambino nei primi tre anni è egocentrico, dice spesso “è mio”: è una fase importante perché porterà al momento in cui dirà “Io”, quindi a prendere coscienza di Sé.

In un gruppetto di bambini della stessa età da 0 a 4 anni, può capitare che ci siano delle liti perché vogliono lo stesso gioco. Possiamo fare in modo che ci siano sempre un giusto numero di bambole, di pentolini, di mattoncini. Se invece un oggetto particolare è solo uno, possiamo iniziare a dire ai bambini “aspetta che abbia finito e poi te lo darà”.

Se vedo che un bambino prende qualcosa dalle mani di un altro bimbo, mi avvicino e gli dico “proviamo a chiederglielo, proviamo a dirgli:” me lo presti e te lo ridarò tra un pochino?” Il bambino di solito dice sì. In questo modo, gli stiamo  raccontando ciò che accade perché di solito un bambino piccolo che prende un oggetto non si sofferma molto tempo su quell’oggetto e lo lascia velocemente, passa da un’oggetto ad un altro.

Dobbiamo accompagnarli in queste situazioni, altrimenti potrebbero avere la tendenza ad usare le mani visto che ancora non sanno parlare.

E’ importante non permettergli di usare le mani, stargli vicino e insegnargli a chiedere. Intervenire per aiutarli a trovare un altro oggetto simile, magari all’inizio dovremo intervenire spesso, poi incorporeranno queste semplici indicazioni e lo faranno da soli.

Cosa fare quando i bambini litigano?

Dipende dall’età. Se sono molto piccoli, se ad esempio prendono i capelli di un bambino e li tirano, si va vicino e si dice “no, no”, gli si prende la mano e si porta a fare una carezza all’altro bimbo. Gli possiamo dire: “proviamo a vedere se c’è un’altra palla per te”. Così gli facciamo comprendere che si può dire la stessa cosa in altri modi, non con le mani ma con le parole.

Quando il bambino è più grande, verso i 3 anni, gli insegniamo a dire “anche io vorrei quel gioco, quando hai finito me lo dai?” oppure “possiamo giocare insieme?”. Con il mio gruppo di bambini ricordo spesso che i giochi sono di tutti, e che si viene qui per giocare insieme, quindi pian piano imparano che alla fine del gioco possono prestare l’oggetto tanto conteso a chi lo desidera. È questo diventa un momento di grande gioia!

Possiamo lasciare che si mettano d’accordo tra di loro dopo i 3 anni: a questa età riescono a trovare un compromesso, fanno scambi, diventano in grado di gestire le situazioni.

In questo momento lavoro con un gruppo di bambini che hanno dai 10 mesi ai 3 anni compiuti. I più grandi sanno mediare perfettamente e sono molto rari i casi in cui intervengo e soprattutto, la cosa molto bella, è che quando lo sanno fare da soli, sono loro ad accompagnare i più piccoli verso questa modalità. Se proprio il litigio non si riesce a superare, allora l’intervento dell’adulto è utile. Mi è capitato di togliere un oggetto e di dire: “la bambola tornerà quando avrete finito di litigare”.

In generale possiamo dire che è utile insegnare loro delle semplici strategie che potranno ripetere divenendo sempre più autonomi: quanta gioia nasce in loro in questa esperienza, il gruppo diventa molto coeso ed è meraviglioso vederli esprimersi con tatto e cura verso l’altro. I più piccoli imparano dai più grandi.

Grazie Barbara per il tempo che hai dedicato a rispondere a queste domande.

Chi volesse conoscere meglio il lavoro di Barbara, può visitare le sue pagine FB “Barbara Aster” “L’arte che cura” e “Il semino” e il suo sito www.barbaraster.org

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By: ifiorielestelle · In: Il bambino piccolo (0-7 anni)

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Sono Dani, una mamma appassionata di pedagogia. Ho conseguito la formazione in pedagogia steineriana. In questo spazio parlo di pedagogia steineriana, di scuole Waldorf (mia figlia ne frequenta una), di sviluppo del bambino, di educazione.

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Sono Dani, una mamma appassionata di pedagogia. Ho conseguito la formazione in pedagogia steineriana e in questo spazio parlo di pedagogia steineriana, di scuole Waldorf, di sviluppo del bambino, di educazione.

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